Le industrie dell’automotive progettano le città del futuro.
Probabilmente connettografia non è ancora un termine molto familiare, ma lo diventerà presto. Al pari di connessione e geografia, le due parole da cui trae origine. Dalla Treccani: “Teoria che descrive una mappa in cui ai confini nazionali si sostituiscono quelli di grandi regioni metropolitane, in grado di sviluppare connessioni di tipo logistico ed economico ad alto tasso di innovazione tecnologica nel campo dei trasporti, delle infrastrutture, degli approvvigionamenti energetici, della comunicazione.”
Ora, la notizia che il gruppo Jaguar Land Rover ha dato il via alla costituzione del Future Mobility Campus Ireland, un progetto di una città per sperimentare guida autonoma e connetività, è la conferma del crescente focus che l’automotive sta facendo sulle esigenze della mobilità delle città di domani. E dato che questa iniziativa segue quella della Woven City di Toyota, un prototipo di sviluppo urbano sostenibile, presentata al CES di Los Angeles nel 2020, e di Volkswagen che ha anche lei annunciato un’analoga iniziativa in Grecia sull’isola di Sampaia, ci si può sbilanciare nel dire che l’automotive sta attivando una serie di sperimentazioni molto concrete sull’evoluzione delle città di domani per potersi inserire nel grande processo dell’urbanizzazione sostenibile con un ruolo da protagonista.
D’altra parte, seguendo la logica di Agatha Christie, un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Ci dice Khanna, esperto di relazioni internazionali che la rivoluzione della connettività globale in tutte le sue forme – trasporti, energia e comunicazione – ha reso possibile un salto quantico nella mobilità delle persone, dei beni, delle risorse, della conoscenza, tale che non possiamo più immaginare la geografia separata da essa.
Che il nostro sistema globale si sta evolvendo dagli imperi verticalmente integrati del XIX Secolo attraverso le nazioni orizzontalmente interdipendenti del XX Secolo in una rete globale di civiltà nel XXI Secolo. Che la connettività, è diventata il principio organizzativo della specie umana. Altri esperti segnalano inoltre che la connettività ha una grande controparte nel XXI Secolo: l’urbanizzazione planetaria. Questo significa che le città sono le infrastrutture che più ci definiscono.
E’ evidente come in questo contesto la mobilità diventi il tessuto connettivo di tutti i flussi e come i più visionari costruttori delle auto di oggi si stiano preparando a mettere in campo soluzioni che consentano di giocare la partita da protagonisti e non da semplici gregari. E’ palese che la partita non si giocherà sulla “scatola di ferro” con le ruote, ma su proposte di servizi integrati di mobilità.
Entro il 2030 più di due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città. E questi non sono semplici puntini sulla cartina, ma vasti arcipelaghi che si estendono per centinaia di chilometri. E non si può capire una mega città senza capire la sua connessione con le altre. La gente si sposta in città e vuole rimanere connessa. La connettività è la ragione per cui queste città crescono.
La sperimentazione sul campo delle più avanzate tecnologie automotive interconnesse, come ad esempio la guida autonoma, non è altro quindi che una delle mosse dettate dalla connettografia. «Costruire una città completa dalle fondamenta, anche su piccola scala (175 ettari) come Woven City, è un’opportunità unica per sviluppare le tecnologie del futuro, compreso un sistema operativo digitale per le infrastrutture della città. Con persone, edifici e veicoli tutti collegati e in comunicazione tra loro attraverso dati e sensori, saremo in grado di testare l’intelligenza artificiale connessa… sia nel mondo virtuale che in quello fisico… massimizzandone il potenziale» dice Akio Toyoda, presidente di Toyota Motor Corporation, cui fa eco John Cormican, direttore generaler di Shannon Ireland Jaguar Land Rover, commentando : «… JLR Future Mobility Campus ci dà la possibilità di provare in condizioni reali le nostre tecnologie autonome, connesse, elettrificate e condivise in una location strategica». Il dado è tratto. Non c’è ombra di dubbio.
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